Autovelox è il termine con cui impropriamente si fa riferimento ad un qualsiasi strumento elettronico per la misurazione della velocità dei veicoli che percorrono un tratto di strada.
Sin dai primi anni 70, in Italia, la Polizia Stradale utilizzava strumenti elettromeccanici con cui poteva misurare la velocità di un veicolo in passaggio e comminare una contravvenzione nel caso questo superava i limiti imposti. Abbiamo usato il termine “impropriamente” perché la parola “autovelox” altro non è che il nome registrato dalla prima casa costruttrice di misuratori di velocità, la Sodi Scientifica di Calenzano (FI).
Questa azienda, negli anni 70, battezzò il suo primo misuratore di velocità con il nome “autovelox”.
Abbiamo menzionato la Polizia Stradale in quanto la misurazione della velocità dei veicoli rientra ovviamente nella sfera dei compiti delle forze dell’ordine, le uniche autorità autorizzate al controllo del traffico per il rispetto del Codice della Strada, ovvero a scopo sanzionatorio.
Come già sappiamo, oltre alla Polizia Stradale, anche la Polizia Locale e la Polizia Provinciale operano con questi strumenti sulle strade che ricadono all’interno del loro territorio di competenza. Anzi, va detto, che quest’ultime, tra cui in particolare la Polizia Locale, è sempre più attiva rispetto a tutti gli altri enti accertatori.
Con il passare del tempo e fino ai giorni nostri, numerose aziende del settore hanno progettato e realizzato decine di dispositivi per il controllo elettronico della velocità, adottando svariate tipologie di funzionamento. Infatti, dal controllo della velocità attraverso sensori meccanici si è arrivati oggi a stabilire la velocità di un veicolo addirittura attraverso l’analisi delle immagini delle telecamere ad alta definizione.
Mentre alcuni anni fa era necessario interrare dei sensori capacitivi (spire magnetiche) per poter rilevare il passaggio del veicolo, oggi una semplice telecamera, ad alta capacità di ripresa, fissata su di un palo, può fornire dati fondamentali alle unità di elaborazione.
Tra i vari tipi di autovelox c’è anche il cosiddetto tutor autostradale. Questo sistema di controllo del traffico si basa sul calcolo della velocità media tenuta da un veicolo transitato attraverso più punti di controllo.
Più precisamente, i tutor attivi si presentano come un qualsiasi autovelox fisso con la differenza che questi sono costituiti da più punti di controllo installati lungo un unico tratto stradale.
Alla fine del percorso controllato i tutor attivi restituiscono un unico valore finale, ovvero la velocità media calcolata.
Facendo un esempio:
E’ bene sapere comunque, che in alcuni casi il tutor in autostrada può essere anche configurato in modalità tutor e autovelox. Ciò significa, che oltre a stabilire la velocità media di un veicolo, lungo tutto il segmento stradale controllato, esso è in grado di eseguire anche il controllo velocità ad ogni varco oltrepassato. In questo caso, il superamento della velocità anche in un unico punto di controllo comporterà una sanzione ai sensi dell’art. 142 del Codice della Strada e commisurata alla velocità superata.
L’argomento autovelox in Italia è molto trattato per via delle polemiche che ruotano attorno alla sua adozione.
La situazione italiana in fatto di adozione dei misuratori di velocità a scopo sanzionatorio è abbastanza conosciuta anche per un primato che il bel paese si è ritagliato in Europa. Infatti, da alcuni studi condotti, dopo la Francia e la Spagna, l’Italia è il paese europeo ad avere il più alto numero di dispositivi presenti sulle strade, sia urbane che extraurbane.
Questo fenomeno ha contribuito notevolmente a rendere esageratamente lenti i tempi di risposta della Pubblica Amministrazione, la quale deve, in ogni caso, ottemperare alle numerose attività collaterali. Un esempio di grave criticità può essere l’intasamento degli uffici dei Giudici di Pace, i quali si trovano costretti a gestire grandi volumi di ricorsi ricevuti dagli automobilisti, nonostante questi ultimi abbiano comunque diritto a ricevere risposta in tempi ragionevoli.
In generale un autovelox funziona attraverso una barriera virtuale proiettata sulla strada che viene interrotta dal passaggio di un veicolo.
Questa barriera immaginaria può essere delineata da un raggio laser, da un segnale radar oppure da fotocellule che rilevano il passaggio del veicolo in velocità. La segnalazione generata da questo evento innesca l’attivazione di una fotocamera o telecamera, una volta analogica, oggi digitale, con cui viene immortalata la sequenza dell’infrazione tramite una serie di immagini o meglio ancora con un video contestuale.
Una volta le immagini venivano impresse su pellicole fotografiche tradizionali, oggi vengono registrate su hard disk presenti a bordo del sistema stesso. Alcuni moderni dispositivi inoltre, inviano le documentazioni fotografiche delle infrazioni direttamente alla sala operativa del Comando di Polizia in tempo reale, cioè un secondo dopo il passaggio del veicolo che ha superato il limite imposto.
E’ assodato che questi nuovi dispositivi elettronici, avendo un collegamento diretto con la sala operativa dell’ente accertatore, possono essere anche gestiti a distanza.
Per quanto riguarda le impostazioni iniziali di un misuratore di velocità prima dell’avviamento su strada, bisogna ricordare che sull’unità di elaborazione va indicato il limite imposto sul tratto di strada e il limite iniziale da cui si vogliono effettuare i controlli velocità. Non bisogna ancora dimenticare che l’attivazione del dispositivo su strada, per ultimo, richiede anche la calibrazione delle ottiche, affinché lo strumento riprenda chiaramente il veicolo in fuga e soprattutto lo centri nell’inquadratura della camera.
Solitamente questo tipo di sistema va collocato in pianta stabile lungo le importanti arterie stradali. Tra le altre cose, la loro adozione deve essere autorizzata dalla Prefettura di competenza per il tramite di un decreto. Inoltre, il dispositivo deve necessariamente essere omologato dal Ministero dei Trasporti affinché possa funzionare in modalità automatica, quindi senza la presenza dell’agente di Polizia.
Quasi sempre il funzionamento degli autovelox fissi è continuativo per tutte le 24 ore del giorno.
Gli strumenti per misurare la velocità in configurazione mobile sono solitamente i più odiati dagli automobilisti e per natura i più insidiosi. Il motivo sta nel fatto che gli stessi possono essere posizionati liberamente lungo le strade da controllare. Spesso, proprio questa tipologia d’uso ha generato fiumi di polemiche nei confronti degli accertatori, per il modo a volte discutibile del loro posizionamento su strada.
Si sono registrati casi di pattuglie che nell’arco di un servizio di poche ore hanno posizionato l’autovelox in più punti di controllo. Tuttavia, non avrebbe senso pensare ad un autovelox mobile che funziona per tutto l’arco della giornata, in quanto in ogni caso richiederebbe la presenza degli agenti per tutto il tempo di rilevamento della velocità.
E’ facile capire perché un tutor venga quasi sempre installato in autostrada e solo in casi eccezionali lungo strade statali di notevole importanza e lunghezza. La risposta sta nel fatto che la sua adozione prevede grandi distanze in cui allocare tutti i punti di rilevamento previsti. Pertanto, un investimento così importante, in termini economici, non avrebbe senso se l’installazione dovesse essere destinata a piccoli tratti di strada da controllare.
La nuova circolare del Ministero dell’Interno con Protocollo 300/A/5620/17/144/5/20/3 denominata anche “direttiva Minniti” chiarisce e meglio interpreta alcuni punti importanti sanciti già dalla precedente direttiva Maroni del 2009 in materia di autovelox.
La circolare regola alcune pratiche che devono essere tenute dagli enti accertatori, quali polizie locali e provinciali quando operano su strada durante i controlli dei limiti di velocità imposti.
In particolare, la direttiva del Ministro pone un monito particolare al contrasto degli eccessi di velocità.
Qui di seguito il link alla direttiva Minniti.
Per favorire gli automobilisti, alcune aziende, nel corso degli anni, hanno addirittura creato una vera e propria mappa autovelox tramite la quale, inserita in alcuni tipi di dispositivi elettronici, si tenta di eludere la postazione di controllo della velocità.
Un dispositivo sonoro si attiva quando il veicolo si trova nei paraggi di un posto di controllo.
Ultimamente, molte di queste applicazioni per cellulari o per navigatori sono state bandite dal commercio in quanto ritenute fuorilegge.
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